Insufficienza mitralica e tricuspidale del cane

Insufficienza mitralica e tricuspidale del cane

1 Aprile, 2022 Off Di Ilenia Rescignano

L’insufficienza mitralica o tricuspidale è una malattia che coinvolge le strutture che fanno in modo che il sangue scorra in una sola direzione all’interno delle camere del cuore, chiamate valvole caridache.

Possiamo definire la malattia mitralica cronica o insufficienza mitralica come la più frequente patologia acquisita del cane e la più frequente tra le malattie cardiache del cane (circa il 75% del totale).

Colpisce maggiormente cani di piccola taglia adulti (sopra i 6-8 anni) o anziani ed alcune razze (Cavalier King Charles Spaniel e Barbone nano) hanno una predisposizione genetica a svilupparla, anche se può interessare soggetti di ogni razza, compresi meticci e cani di grossa taglia.

Sia maschi che femmine sono interessati dalla malattia, nonostante statisticamente colpisce maggiormente i maschi.

Generalmente si presenta come una malattia a lenta progressione, pur mantenendo una certa variabilità tra un individuo e l’altro.

Quindi i cani affetti possono tollerare la malattia per anni e poi scompensarsi improvvisamente.

Eziologia

La malattia è prodotta da un progressivo accumulo di glucosaminoglicani in ambito endocardico, prevalentemente a carico delle valvole atrioventricolari (mitrale e tricuspide), dove provoca insufficienza.

Prolasso della valvola mitrale: sintomi, intervento e conseguenze - Farmaco e Cura
Rappresentazione del cuore e principali vasi sanguigni (clinicaveterinariasanmaurizio.it)

La valvola mitrale è colpita nel 60% dei casi da sola, mentre nel 10% dei cani abbiamo un interessamento della sola valvola tricuspide ed invece nel 30% rimanente dei pazienti sono colpite entrambe le valvole.

La valvola insufficiente non riesce a chiudersi correttamente, provocando rigurgito mitralico e quindi riduzione della gittata sistolica e conseguente attivazione sia del sistema adrenergico, con aumento del post-carico, sia all’attivazione del sistema renina-angiotensina-aldosterone, con aumento del pre-carico.

Questa condizione comporta una serie di conseguenze anche su organi diversi dal cuore, come polmoni, reni, fegato, che risentono dell’alterata funzionalità del circolo cardiaco.

Sintomi clinici

La maggior parte dei cani con patologia mitralica non presenta sintomi, ma con il progredire verso le fasi più gravi si può rilevare ridotta tolleranza all’esercizio e debolezza e si può sviluppare edema polmonare dovuto ad insufficienza cardiaca congestizia e scompenso cardiaco.

L’edema polmonare è dovuto ad un accumulo di liquidi nel polmone e si manifesta con aumento della frequenza respiro al minuto o difficoltà respiratoria (dispnea, polipnea).

I cani con segni di insufficienza cardiaca congestizia acuta sono spesso ansiosi e irrequieti durante la notte e nei casi più gravi assumono una posizione sternale e non riescono a coricarsi.

Anche la tosse, soprattutto notturna, è un riscontro comune anche se non è un sintomo specifico di insufficienza cardiaca.

Alcuni cani possono avere perdita transitoria dello stato di coscienza (sincopi).

Quando la malattia è molto avanzata, anche il cuore di destra può andare incontro a scompenso con conseguente distensione dell’addome, dovuta all’accumulo di liquido in addome (ascite).

I rilievi clinici variano notevolmente a seconda della gravità e di conseguenza anche la terapia cardiaca che deve essere impostata in base al quadro clinico del singolo paziente.

Il primo segno da monitorare è comunque la presenza di soffio cardiaco, anche di grado lieve.

Il soffio va controllato ecograficamente anche in assenza di sintomi, in quanto costituisce la prima fase di degenerazione della valvola.

Il rumore di soffio che si ode all’auscultazione indica che c’è un rirgurgito di sangue e quindi che la valvola non chiude correttamente.

In questa patologia si distinguono due fasi, una asintomatica, di compenso, in cui si ha un’efficace attivazione dei meccanismi compensatori e una sintomatica, di scompenso, nella quale nel tempo i meccanismi compensatori non sono più idonei a contrastare gli effetti della cardiopatia.

I sintomi clinici che è più facile monitorare per il proprietario sono l’intolleranza all’esercizio fisico e l’aumento degli atti respiratori al minuto, che normalmente devono essere sotto 30-35 in fase di riposo (ad esempio quando il cane dorme).

Esami diagnostici

Sono molti gli esami che servono a chiarire il quadro clinico, anche a seconda della gravità dei sintomi con cui si presenta il paziente.

Il primo passo è sicuramente un’ecografia cardiaca, associata alla valutazione dell’elettrocardiogramma ed alla misurazione della pressione.

Elettrocardiogramma e misurazione delle camere cardiache in ecografia
Elettrocardiogramma e misurazione delle camere cardiache in ecografia

L’ecografia aiuta a definire la posizione del soffio cardiaco (confermando i rilievi dell’auscultazione) ed a misurare le camere cardiache per stabilire se c’è inizio di sofferenza miocardica, oltre a misurare l’intensità del rigurgito (con la metodica doppler).

Se si evidenzia solo un soffio senza effettuare un’ecografia per stabilire lo stato di affaticamento del cuore, rassicurati dal fatto che il paziente è asintomatico, si rischia di iniziare la terapia solo quando ormai sono iniziati i sintomi e la malattia è in una fase di scompenso, quindi troppo tardi.


Lo studio radiografico evidenzia il quadro polmonare, oltre che la silhouette del cuore ed il decorso dei vasi di maggior calibro.

Edema polmonare ed aumento di volume della silhouette cardiaca in un cane con insufficienza mitralica scompensata
Edema polmonare ed aumento di volume della silhouette cardiaca in un cane con insufficienza mitralica scompensata

Gli esami di laboratorio, sia ematici che urinari, consentono di completare il quadro diagnostico valutando tra le altre cose la funzionalità di organi fondamentali quali fegato e reni.

Questi esami sono necessari per la classificazione del grado di malattia e quindi decidere se iniziare una terapia ed anche il tipo di farmaci da usare ed i dosaggi.

I farmaci usati ed i dosaggi devono essere impostati in base ai controlli, perchè richiedono spesso “aggiustamenti” in base al decorso della malattia.

Classificazione della gravità della malattia

La malattia valvolare viene classificata in quattro classi a seconda della gravità e dei segni clinici associati.

I pazienti in classe A e B1 non ricevono alcun tipo di trattamento, ma sono pazienti che vanno tenuti sotto monitoraggio clinico, per scongiurare un peggioramento delle condizioni di salute.

A partire dallo stadio B2, si iniziano trattamenti farmacologici, che vengono stabiliti in base ai risultati degli esami diagnostici e continuati PER TUTTA LA VITA del paziente.


Per la prima volta viene introdotta la classe A, cioè il monitoraggio annuale di pazienti sani a rischio di sviluppare la valvulopatia mitralica come il Cavalier King Charles Spaniel e il Bassotto.

In classe B sono inseriti i pazienti affetti da insufficienza mitralica asintomatici: se c’e assenza di segnali di sovraccarico, non viene impostata alcuna terapia, ma solo monitoraggio clinico (classe B1).

Se invece i pazienti sono asintomatici, ma iniziano ad esserci segni di rimodellamento cardiaco e sovraccarico, allora il veterinario stabilirà di impostare una terapia, sulla base delle valutazioni fatte in sede ecografica (classe B2).


La classe C viene utilizzata per classificare i pazienti sintomatici, più o meno gravi. Questi pazienti vanno ovviamente stabilizzati e trattati, per ottenere la remissione clinica dei sintomi.

I farmaci utilizzati comprendono furosemide, ace-inibitori, pimobendano, spironolattone, vasodilatatori, ossigenoterapia, ecc…

Un paziente cardipatico scompensato si trova in una situazione grave e può richiedere trattamenti di urgenza, senza i quali si può arrivare al decesso.

Infine la classe D comprende tutti i pazienti in fase avanzata refrattari alla terapia. In questo caso si possono aggiungere dei farmaci anti-ipertensivi come il sildenafil oppure l’idroclorotiazide o la digossina, come antiaritmico.

Monitoraggio della malattia

Si comprende quindi come il monitoraggio costante (anche più volte all’anno) di questi pazienti sia importantissimo per stabilire la classe (e quindi la gravità) e per aggiustare i dosaggi dei farmaci, essendo una malattia cronica che non guarisce, anzi, come nell’uomo, tendenzialmente va a peggiorare con l’età in quanto progressiva.

La frequenza dei controlli verrà stabilita dal cardiologo, in base alla gravità.

Ricordiamo che i farmaci verranno assunti dal cane per tutta la sua vita.

L’evoluzione della malattia è comunque abbastanza lenta ed i monitoraggi ed i farmaci, consentono di allungare la vita dei pazienti anche di anni.

Al contrario, i pazienti che non ricevono controlli periodici, vengono spesso portati in urgenza in fase di scompenso ed una volta che il miocardio si è sfiancato, può essere difficile recuperare la situazione fino alla completa stabilizzazione del paziente, che a volte non sopravvive, riducendo l’aspettativa di vita da oltre 3 anni nei pazienti in stadio B a solo 9 mesi nei pazienti in stadio D.

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